domenica 19 maggio 2013

Solcando oceani di cellulosa.

Sono uscito vivo dal Lingotto per l'ennesimo anno consecutivo.
Non sono uno che legge in maniera frenetica, non compro praticamente mai libri, quelli che leggo li prendo in prestito (le biblioteche sono una gran invenzione). Nonostante ciò, al Salone Internazionale del Libro di Torino ci vado tutti gli anni, foss'anche solo per passare un pomeriggio diverso. Già, perché è così che sarebbe da definire l'esperienza ormai consueta che ogni maggio mi porta fra i padiglioni di via Nizza.

A questo giro, il raccolto è stato meno fruttuoso. Ma non meno piacevole. Eravamo partiti, io e i miei amici +Emmanuele Baccinelli e +Fabio Del Prete, con l'intento di replicare la caccia al tesoro dell'anno scorso: tampina Faraci! Risultato: in pieno stile Disney, ha fregato lui noi. Tranquillamente, mentre noi arrivavamo, lui se ne andava a partecipare ad una mostra fotografica a Palazzo Reale. Fine. L'obiettivo principe della giornata era sfumato.
Poco male, ci sono da girare 51.000 metri quadri di fiera. 51.000 metri quadri che in questo momento sento tutti nelle gambe, nonostante non esista uno stand che non abbia visto in fast motion.
Troppo poco un pomeriggio per rendere decente la visita. Troppa gente. Per camminare si cammina: gli stand quest'anno, complice la crisi, si sono rimpiccioliti, pur aumentando di numero, cosa che ha consentito di avere a disposizione corridoi molto più ampi del solito. Il problema è che le sale sono sempre quelle, e l'afflusso è sempre enorme. Così, Massimo Gramellini è praticamente assediato in conferenza, per vedere Paolo Villaggio c'è da mettere in conto almeno mezz'ora fissa di coda, e grazie a Dio che Renzi c'era a mezzogiorno, che altrimenti avremmo probabilmente subito una sorta di tsunami umano. Resta quasi abbordabile un insolitamente calmo Vittorio Sgarbi, che sbraita con una tranquillità che non sembra sua allo stand della Regione Calabria. Lasciamo stare i VIP oggi, via, non è giornata.

È così che, dopo esserci più o meno persi, si decide di battere in ritirata. Resta l'impressione, un po' velata, di un'edizione leggermente sottotono. Probabilmente, anzi, sicuramente, solo sotto il profilo del gradimento personale. O forse abbiamo solo beccato la giornata meno intensa. D'altronde è abbastanza risaputo dagli habitué che i giorni clou sono venerdì e sabato.

Ma qualcosina che non va, c'è. Forse l'inspiegata assenza di Disney e il tristissimo stand di BAO Publishing hanno di fatto impattato più del dovuto. Per non parlare del Wi-Fi! Oggi gli oceani di cellulosa erano davvero gli unici degnamente... navigabili.

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