mercoledì 10 luglio 2013

Breathe: intervista ad Alessio Premoli.

Alcuni giorni fa, sono entrato in contatto tramite il Web con un giovane musicista di Milano, chitarrista, cogliendo l'occasione di poter ascoltare un suo album acustico, prodotto ormai qualche anno fa: il lavoro di cui sto parlando si intitola Breathe, e il suo autore è +Alessio Premoli.

Inutile dire che, visto come stanno le cose, l'album mi sia piaciuto (altrimenti non starei scrivendo questo contenuto).
Fedele come sono a certe atmosfere bucoliche ed intimiste di scuola Anthony Phillips, storico primo chitarrista dei miei adorati Genesis, plasmatore del sound ancestrale del gruppo e che ne fu primo leader compositivo, ho potuto ritrovare in Breathe molte similarità con quelle sonorità pulite e rilassanti che molto mi sono familiari e da tempo apprezzo.
Certo, Phillips era un musicista di estrazione puramente progressive, e non è sul progressive che Breathe si incentra, quanto piuttosto su una misticanza di generi e ispirazioni diverse che hanno nel folk il loro fuoco, ma l'aver potuto apprezzarne la composizione mi ha spinto a porre qualche domanda al suo autore, in modo che mi ( e magari ci) spiegasse qualche dettaglio più approfondito sulla sua creatura, cosa che aiuta sempre molto a capire meglio i significati di ciò di cui fruiamo.

Ecco, quindi, che vi presento la piccola intervista che ho condotto al bravo +Alessio Premoli, che ringrazio, inoltre, per la disponibilità e la precisione dimostratemi in quest'esperienza.

"Ciao Alessio. Raccontami una breve storia del tuo lavoro, Breathe, di come è nato e di come si è sviluppato."

"Breathe" è nato un po' per caso e un po' dal desiderio di sperimentare. Mi ero da poco dedicato alle accordature aperte (in cui le corde a vuoto della chitarra producono un accordo completo) e sperimentavo posizioni e soluzioni per far suonare lo strumento: alle volte il risultato era strabiliante, riuscivo ad ottenere delle sonorità così aperte e piene che non appena un’idea mi convinceva appieno la registravo e ci lavoravo su. Seguendo questa modalità sono nati la maggior parte dei brani su “Breathe”.
Ho registrato il tutto in casa e, a distanza di poco più di due anni, è una scelta che si fa sentire: ci sono alcune imprecisioni, piccole sbavature e qualche inesperienza. Ma va comunque bene così, perché rimane come una vera e propria fotografia di quel periodo musicale, così pieno di idee e spunti.
Partendo da lì ho iniziato a portare i brani in sede live e, con il passare del tempo e delle suonate, alcuni si sono modificati, altri hanno preso diverse strade rispetto all’originale e via dicendo. A poco a poco ho sentito l’esigenza di togliere canzoni dal disco e di registrarne altre a partire da zero, in situazioni più consone. È un disco che dopo la sua nascita si è evoluto ed è cresciuto con me."

"Breathe è un album dalle sonorità acustiche che attingono molto da una certa tradizione folk, ma con una significativa venatura intimista. Quali sono i gruppi o i generi musicali che ti hanno ispirato e fatto da modello per questo lavoro, e, più in generale, quali sono quelli che più ami?"

"Premetto una cosa: all'epoca ascoltavo davvero poca musica folk. A posteriori, poi, mi sono ritrovato spesso nel solco di quella direzione musicale. Quando lavorai su "Breathe" ero affascinato da altre dimensioni: dalla musica ambient (Bass Communion), dalle atmosfere eteree del post rock e dai lavori più intimi di Pat Metheny ("One Quiet Night"). Forse è stato il Metheny delle ballate più acustiche a spingermi in quella direzione, come una prima spinta involontaria: non ho mai voluto fare un disco fotocopia o un tributo mal celato a quelle atmosfere, ma è indubbio che quelle situazioni così intime e raffinate abbiano avuto una certa eco nei miei suoni.

Parlando più in generale sono un ascoltatore onnivoro. Credo nella musica come linguaggio universale e penso che ogni categoria che chiamiamo "genere" altro non sia che un "dialetto" con il quale ci si può esprimere. Sono attratto dalla sperimentazione e dalla contaminazione, così come da forme più tradizionali e consolidate. Ho anche una serie di artisti che preferisco più di altri - Steven Wilson, Pat Metheny, Brad Mehldau, Morcheeba e altri - ma in generale non sono vincolato al nome nella scelta. Ho un passato da metallaro convinto e da sempre apprezzo il prog rock."

"Io, personalmente, punto su generi (o "dialetti", come dici giustamente tu) piuttosto diversi, a parte l'essere decisamente sulla stessa lunghezza d'onda per quanto riguarda il prog-rock - e parte dell'heavy metal - di cui sono un vero maniaco. Scendendo un po' più nell'aspetto tecnico, il tuo lavoro è decisamente incentrato sulla chitarra acustica, com'è normale essendo oltretutto tu chitarrista, ma ho notato comunque un supporto nelle atmosfere di quelli che mi sono sembrate sonorità da synth, correggimi se sbaglio. Ecco, hai suonato tutto tu, anche le partiture oltre a quelle di chitarra, o ti sei appoggiato a session men esterni?"

"Sono felice di avere gusti in comune!
Sì, nel disco a farla da protagonista è la chitarra acustica. Era un esperimento, anche quello: fino ad allora avevo lavorato incidendo con la chitarra elettrica, lasciando qua e là qualche episodio unplugged.
Sono pochi i suoni che non escono direttamente dallo strumento: quelli che hai giustamente interpretato come synth sono ottenuti dalla chitarra, giocando con i delay e i volumi, per esplorare le diverse capacità dello strumento. C'è anche qualcosa di diverso (qualche percussione, forse un paio di tastiere), ma ho suonato io le parti. Più per un discorso di comodità che altro: ho la fortuna di conoscere tanti validi musicisti, ma gestire le tempistiche è sempre problematico. Su "Breathe" avevo spesso l'esigenza di avere tutto e subito, così come su "Duemilanove" e quindi mi sono adattato di conseguenza!"

"Ecco, Duemilanove. È uno dei tuoi altri lavori. Ci sono ulteriori progetti paralleli a Breathe, e vuoi dirmi se c'è qualcosa in cantiere per il prossimo futuro?"

"Questa è una di quelle domande per cui servirebbe una mezz'ora abbondante per rispondere. Cercherò di essere breve. All'attivo ho numerosi progetti che cercano di spaziare all'interno della musica che prediligo. Ci sono i Last Men on The Moon, una band post rock dalle tinte cantautorali, con i quali saremo in studio a breve per registrare il primo album; ci sono gli APJ Trio, un act in cui cerchiamo di muoverci tra acid jazz, trip hop e funky, ma per ora siamo fermi causa un infortunio del batterista. La particolarità di questo progetto è che siamo chitarra, tastiera e batteria e cerchiamo di costruire degli arrangiamenti il più interessanti possibile. Collaboro come produttore con le Rever Noir, il gruppo in cui la mia ragazza suona la batteria: do una mano con gli arrangiamenti, curo il lavoro in studio e le aiuto con i suoni. Di recente ho iniziato a collaborare con i Nasby & Crosh, uno studio-project indirizzato sui suoni folk con un'anima marcatamente pop: curo parte delle chitarre e degli arrangiamenti in studio.
Oltre a questo c'è il mio lavoro da solista. Sto facendo un po' di date qua e là per portare in giro i miei pezzi, proponendo serate solo chitarra: cerco di promuovermi e di raggiungere un po' di orecchie nuove. Ad agosto, poi, sarò in studio alla BT Sound Productions per registrare il mio prossimo disco solista in compagnia di alcuni validi musicisti e colleghi!"

"Devo ammettere che la tua poliedricità e la tua costanza nell'impegno su così tanti fronti musicali, anche piuttosto distanti fra loro, sono ammirevoli. Una dote che credo non debba mancare ad un buon musicista, come ad un buon lavoratore, in genere. Ecco, per concludere, vorrei puntare proprio in questa direzione: se dovessi rispondere, nella vita, ad una domanda simile, consiglieresti a chi arriva dopo di te di intraprendere questa strada come forma di lavoro? Ora, io non ti ho ancora chiesto se questo progetto (o meglio, questi) siano la tua prima forma di sostentamento, ma, se ti chiedessero un indirizzamento, suggeriresti di impegnarsi in un percorso simile a tempo pieno, considerato anche il periodo non socialmente semplice in cui viviamo, o consiglieresti di nutrirlo e affinarlo come hobby ancora un po' in vista di tempi più rosei?"

"Come prima cosa non mi sento in posizione di dare consigli. Forse posso condividere qualche esperienza e qualche punto fisso che ho maturato, ma non credo di essere a quel livello in cui la mia opinione possa diventare un modello da cui ispirarsi.
Ci ho messo anni a capire che forse la musica poteva diventare l'attività principale della mia vita. Tutt'ora non lo è: mi sono da poco laureato in matematica e lavoro full time. Questo perché, come noti bene, con i tempi che corrono avere un piano B e un trampolino di lancio ben sicuro è doveroso e utile. Sono convinto anche che l'esperienza sia essenziale: non c'è nulla di peggio di un musicista impreparato o fuori luogo. Studiare il più possibile, essere al passo coi tempi, suonare con tutti e tutto, che sia pop rock, metal o il liscio. Poi c'è anche da capire cosa vuol dire, per se stessi, "fare il musicista": essere solo un session men, stare fisso in un gruppo a vita, fare il compositore, fare uno o tutti dei tre?
In fin dei conti credo che l'elemento essenziale sia capire cosa si voglia fare della propria vita, quali siano gli obbiettivi e le istanze che ci permetteranno davvero di realizzarci come persone. Messo in chiaro anche solo una fetta di questo la via diventa relativamente facile: l'obiettivo c'è, tocca a noi lastricare la strada. Ma navigare con una stella a cui puntare è sempre meglio che muoversi nel buio totale."

Bene, io ringrazio veramente di cuore Alessio per la passione e la competenza dimostrata nelle sue parole. Riuscire ad inquadrare così bene una direzione da intraprendere, e saper capire quanto e come impegnarvisi, senza rischiare di esagerare nell'uno o nell'altro senso o di commettere errori di valutazione, penso sia una qualità indispensabile e preziosa da possedere in qualsiasi progetto. Quindi a lui vanno i miei complimenti e i miei auguri di un buon lavoro e di una fruttuosa carriera.

Io vi lascio ancora qui sotto il player integrato del suo album, Breathe, e il video dell'omonima title-track registrata in sede live.







Concludo lasciandovi il link al suo sito (http://alessiopremoli.bandcamp.com/), dove potrete trovare ogni informazione su di lui e sui suoi progetti musicali, al suo profilo Google+ (https://plus.google.com/u/0/112174797300159013931/posts), a quello Twitter (https://twitter.com/alessiopremoli) e a quello Facebook (http://www.facebook.com/aleprem).

Un saluto a tutti e alla prossima!

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